Milano, Roma - 5 novembre 2020 - Secondo le analisi Mercer rispetto alle scelte di investimento degli investitori istituzionali europei, la consapevolezza e il desiderio di azione rispetto ai cambiamenti climatici sono in decisa crescita, con il 54% degli intervistati che ora ne considera pro-attivamente l'impatto in termini di rischio per l’asset allocation – il dato era pari al solo 14% nel 2019. In Italia, invece, gli Istituzionali sembrano cogliere meno la necessità di prendere in esame i rischi – e le opportunità – connesse al fenomeno del cambiamento climatico: solo il 14% dichiara di considerare il climate change nelle scelte di investimento, percentuale stabile rispetto al 2019. Un’attenzione, quella all’evoluzione climatica, che Mercer aveva sollecitato attraverso i due Report Investing in a Time of Climate Change e che corrisponde ad una macrotendenza già identificata da Mercer.
Luca De Biasi, Wealth Business Leader in Mercer Italia introduce così: “Siamo felici di notare come i fattori ESG stiano diventando parte integrante degli investimenti degli Istituzionali, sia in Europa che a livello locale. Trascurare però i temi del cambiamento climatico sarebbe un errore: i rischi di danni fisici ed esaurimento di risorse legati a scenari climatici estremi sono notevoli, come lo sono anche le opportunità che possono manifestarsi in uno scenario di transizione verso un’economia a basso uso di carbonio”.
L’edizione 2020 del Report European Asset Allocation Survey ha altresì rilevato che la stragrande maggioranza (89%) dei partecipanti all’indagine prende ora in considerazione i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) all’interno delle proprie decisioni di investimento – anche qui un dato in crescita rispetto al 55% del 2019. Il principale driver dell’accresciuta attenzione verso i temi della sostenibilità risulta essere la compliance regolatoria (85%), tuttavia un numero crescente di investitori è guidato anche dal potenziale impatto sui rendimenti degli investimenti (51%, dal 29%). Il 40% del campione ha anche citato il desiderio di mitigare il potenziale danno reputazionale come motivo di considerazione dei fattori ESG ed il 30% ha ricondotto la scelta al desiderio di allinearsi a strategie più ampie di Corporate Social Responsibility aziendali.
De Biasi spiega: “Riteniamo che l’attenzione ai criteri ESG nelle scelte di investimento apporti un contributo positivo alla gestione del rischio. Innanzitutto perché i temi della sostenibilità possono rappresentare un valido elemento di diversificazione in quanto trasversali rispetto alle dinamiche macroeconomiche e più legati all’economia reale rispetto agli investimenti finanziari tradizionali. Inoltre, come sembrano ormai condividere appieno i grandi Fondi Pensione paneuropei intercettati dalla nostra Survey, l’integrazione delle considerazioni ESG può rappresentare una forma di copertura non solo rispetto a fattori di rischio di lungo termine quali quelli climatici ma anche verso shock di tipo regolamentare e reputazionale. Infine, come anche la crisi da Covid-19 ci ha mostrato, i business realmente sostenibili tendono a rivelarsi più resilienti nelle fasi di contrazione del ciclo economico e possono quindi rivelarsi utili strumenti difensivi nei momenti di stress di mercato”.
Marco Valerio Morelli, Amministratore Delegato di Mercer Italia, aggiunge: “È incoraggiante vedere un così forte aumento della consapevolezza del rischio ESG, così come del potenziale impatto del cambiamento climatico, da parte degli investitori istituzionali all’interno di un’indagine che, sia per la prospettiva temporale che per la per la presenza numerica e la rilevanza degli asset sottostanti si può considerare tra le più rappresentative fonti di informazione circa le scelte di questa platea. Come Mercer da tempo che riteniamo che questi fattori debbano essere attivamente presi in considerazione in tutte le decisioni strategiche di investimento. Senza dimenticare l’importante attenzione da rivolgere ai rendimenti, per bilanciare short term e cambiamenti di mentalità a lungo termine. Nelle recenti edizioni dell’indagine abbiamo visto questa consapevolezza emergere man mano che un numero crescente di istituzionali ha dimostrato che i rischi ESG di portafogli possono influire sui rendimenti degli investimenti e sulla percezione dell’opinione pubblica e di altri stakeholder”.
“I portafogli degli investitori istituzionali possono spesso essere migliorati da una prospettiva ESG anche attraverso comportamenti mirati e scelte limitate, come punto di partenza – prosegue Morelli - Incoraggiamo gli schemi pensionistici a considerare lo sviluppo di programmi di transizione climatica per i loro portafogli e l'adozione di indici di investimento responsabile e siamo favorevoli ad un approccio modulare, che dimostri agli stakeholder la bontà dell’approccio da diversi punti di vista. Guardando al futuro riteniamo altamente probabile che sempre più investitori istituzionali incorporino la sostenibilità come parte integrante del proprio processo di investimento strategico. Chi non abbia ancora prestato sufficiente attenzione dovrebbe al più presto considerare questa dimensione già nel breve termine per garantire di muoversi nel sempre migliore interesse dei propri stakeholder”.
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